Il patrono San Silvestro visse a Troina nel XII secolo. 

Nato verso la fine del XI sec. e l’inizio del XII proprio a Troina, di lui non si sa molto, ma sono giunti fino a noi i racconti di vari episodi prodigiosi che lo videro protagonista; entrato in giovane età nel monastero di San Michele, si distinse per la sua spiccata carità.
Sulla base d’argento del prezioso ferculo che lo raffigura, è incisa una costante tradizione che narra dell’aiuto dato ad un vecchio mendicante, rivelatosi poi per il Signore Gesù.
Gli storici locali raccontano che in un’ora si recò a Catania, a venerare s. Agata martire nel giorno della sua festa; il prodigio consiste nel fatto che il monastero era distante dalla città etnea quaranta miglia e lui era a piedi sia all’andata che al ritorno.
Verso il 1155 si recò a Roma in visita al nuovo papa Adriano VI, il quale lo ordinò sacerdote. Al ritorno, fermatosi a Palermo, guarì il giovane Guglielmo, figlio del re di Sicilia, Guglielmo I (1154-1156), ciò gli procurò una vasta fama di santità e rientrato a Troina venne eletto abate.
Dopo qualche anno si ritirò, desideroso di una maggiore ascesi, costruendosi una cella accanto ad un oratorio dedicato a S. Bartolomeo, a breve distanza dal monastero.
Morì il 2 gennaio 1164 a Troina. Il suo culto “ab immemorabili”, fu confermato da papa Giulio III (1487-1555).

 

 

Monaco basiliano, patrono di Troina, città dove nacque intorno al 1110 e dove morì nel 1164. Si ritirò giovanissimo nel Cenobio di San Michele Arcangelo e fu, fin dai primi anni dei suoi studi e delle sue penitenze, esempio di innocenza e di castità. Compì molti prodigi in vita. La tradizione e la fede popolare gli attribuiscono numerosi miracoli.
Della vita, dei miracoli e della invenzione del corpo di San Silvestro scrive nel Settecento, un apposita opera, padre Giacinto Chiavetta cappuccino. Il Sac. Salvatore Fiore agli inizi del Novecento pubblicò una biografia moderna.
Anche Federico De Roberto si interessò del Santo Troinese e in particolare approfondì lo studio dei festeggiamenti che la città di Troina ogni anno organizza per ricordarlo.

Il suo corpo fu ritrovato intorno al 1420 da due giovani cacciatori della Città di Lentini, attratti verso Troina da un falchetto che li condusse ai piedi del monte, dove sorgeva una chiesetta dedicata a San Bartolomeo.
Sopraggiunta la notte, nel buio "... Ecco che un raggio di luce, come di fiaccola, che procedeva da una speco dirimpetto indi puoco lontana, andò a ferirgli la vista".
I due giovani, nonostante la paura, seguirono il fascio luminoso e scoprirono che esso proveniva dal corpo di San Sivestro. Il prodigio fu subito reso noto ai troinesi che così poterono gioire del ritrovamento delle spoglie mortali del Santo.
Con esultazione il corpo fu portato in paese. Poi fu sepolto, ma prima che ciò avvennisse fu estratto un frammento del cranio che oggi è custodito come unica e preziosa reliquia.

Il luogo incui i cacciatori lentinesi trovarono il corpo fu subito inglobato in una struttura architettonica che oggi coincide con la , nella chiesa dedicata al Santo.
Anche al simulacro, oggi custodito in Cattedrale, viene attribuito un fatto prodigioso. La tradizione vuole che quando la statua giunse nel porto di Catania un cieco riacquistò la vista.

Paolo Giansiracusa